lunedì 21 novembre 2011

"Noi i ragazzi del centro commerciale" da Loop Rivista n. 13

copertina_nuova_prova2Siamo stati fortunati, noi, i "ragazzi" del Centro Commerciale. Non ci hanno abbandonati in un ospizio lager. Il Carli, che fa parte del gruppo, ne sa qualcosa. La notte lo legavano al termosifone. Poi, un giorno, grazie al cielo, è uscito. I figli non potevano più permettersi la retta.
Siamo stati fortunati. Ci sono anziani che stanno rinchiusi in casa tutto il giorno, in poltrona. La loro vita era la tv, poi è arrivato il digitale terrestre. Molti da giorni, con i canali sballati, guardano la nebbiolina iridescente e pensano di essere in coma. "E' questo il tunnel che porta all'aldilà": realizzano, allucinati dalle frequenze. Poi un pomeriggio, per uno scherzo tecnologico, sullo schermo apparirà Sat 2000 con l'effige di Padre Pio. "Vai! mi è venuto a prendere!" diranno e schianteranno per l'emozione. Altro che  movimento per la vita. Questa è vera eutanasia: Staccare Mara Venier a chi di Mara Venier ci vive.
Siamo stati fortunati. Ci sono anziani benestanti deportati in mare. Li montano sulle navi da crociera, li fanno bere, poi li drogano con il viagra. La nave fa scalo a terra solo perchè l'equipaggio deve nascondere i cadaveri. Gira voce che le piramidi siano pieni di 70enni morti per un'angina. Tempo fa un collezionista ha ordinato il furto di una mummia. Gli han riportato la salma del padre, schiantato durante una macarena.
Invece noi, i "ragazzi" del Centro Commerciale, siamo ancora sani, uniti e sopravviviamo. "Siamo stati fortunati". Me lo ripeto ogni qualvolta, dentro al super, mi metto una busta di prosciutto in tasca e un pezzo di grana sotto la giacca. Poi passo davanti alla cassiera, acquisto una merendina e sento qualcosa battere forte qui, all'altezza del petto. Certe volte non so se è il cuore o il pezzo di grana nascosto, che si agita. Come se volesse urlare alla cassiera "Aiutooo! Mi stanno rubandoo!!!".
"Siamo stati fortunati" mi  ripeto quando poi supero le casse, sotto gli occhi addormentati della vigilanza, e torno dai ragazzi. Sudato, il passo incerto, mi metto a sedere sulle panchine dell'ipermercato con loro:  è come tornare alla base dopo una missione di guerra. Il Giannini applaude, il Carli accende la radiolina con la fanfara; inizia la premiazione. Il Colonnello prende la merendina che ho comprato, ritaglia la prova d'acquisto e con una spilla da balia me l'attacca dietro il giaccone. Sono ormai un eroe. Se continuo la battaglia contro la miseria presto potrò scegliere: essere un veterano o barattare i titoli con una radiosveglia a forma di mucca.
Siamo stati forti. Hanno provato a farci impazzire, come in un esperimento scientifico. Hanno ingrandito tutto per farci sentire sempre più piccoli. C'hanno chiuso l'alimentari sottocasa e hanno aperto l'ipermercato. C'hanno chiuso l'osteria all'angolo e hanno aperto un Fast Food. C'hanno chiuso il cinema della parrocchia e hanno aperto una multisala. I primi a perdere la testa sono stati i maniaci. Sì, perchè ci sono pomeriggi alla multisala in cui ci sono 4 spettatori in tutto e 12 sale. Se becchi la sala sbagliata sei fregato. Un tempo vedevi spettatori chiamare la maschera perchè un maniaco li stava molestando. Ora vedi spettatori chiamare la maschera perchè non hanno nessuno da molestare.
Noi non abbiamo perso la testa. Ci siamo semplicemente integrati nell'ambiente. Dal nostro covo partiamo per le spedizioni. Obbiettivo: il cibo. Immaginatevi Arsenio Lupin. Ecco: immaginatelo vecchio; Immaginatelo con l'artosi; Immaginatelo con la pensione minima. Ormai siamo specializzati. E dire che io non avrei mai ambito a un futuro del genere. Anni fa, quando la mattina prendevo l'autobus per andare a lavorare, mi dicevo: "Voglio passare la mia vecchiaia al lago,  mettendo carpe da 10 kg nel mio retino". Mai ho pensato: "Passerò la vecchiaia all'Iper, mettendomi pacchi di Activia da 6 nei mutandoni".
Noi "ragazzi" siamo stati fortunati però. Siamo ancora uniti: io, il Carli, il Giannelli e il Colonnello. Ogni giorno il bus ci lascia davanti al centro commerciale e ci ritroviamo, come una strana famiglia. Ad accoglierci, nel parcheggio, ci sono gli altoparlanti con quella musica moderna che non è musica; sono tizie che cantano sopra i rumori delle catene di montaggio. Oggi, agli operai che vanno a fare la spesa, fanno ascoltare il loro lavoro, accompagnato da qualche strillo. Cosi' lo sfruttamento è completo; lavori, suoni e poi nel tempo libero ti riascolti. Vedrete che presto rivoluzioneranno anche la danza. In fabbrica metteranno le platee. I movimenti di lavoro, sempre più precisi, saranno le nuove coreografie. Niente più "La morte del cigno" ma "La morte del terrone". Ogni tanto in scena qualche operaio sbaglierà i tempi e morirà sotto la pressa. Il pubblico applaudirà convinto. I critici storceranno il naso perchè i portantini dell'ambulanza sbaglieranno il pas de trois.
Tutti i giorni, per noi, i ragazzi del Centro Commerciale, sono uguali: Un caffè al bar verso le 9;00. Poi prendiamo posto nelle panchine. E' da lì che progettiamo i nostri piccoli colpi. E guardiamo il mondo correre. Mandrie di mamme con le carrozzine, single impettiti, giovani con i piercing che brillano. Ogni tanto buttiamo i nostri occhi come esche in un fiume pieno di pesci. Vorremmo incontrare un'occhiata, un sorriso, una smorfia. Niente; la pesca non va mai a buon fine. E allora ci scrutiamo tra di noi per ricordarci che siamo vivi. Che non siamo come i manichini che guardano tutti ma nessuno incrocia mai i loro sguardi.
"Siamo stati fortunati" mi ripeto anche adesso. Adesso che ho di nuovo la cassiera davanti, il solito prosciutto in tasca e il solito grana sotto la giacca. Adesso che passo dai rilevatori magnetici e qualcosa suona. Adesso che gli occhi del vigilante, sempre mezzo addormentato, mi fissano e lui mi fa "Signore, può seguirmi?".  E di nuovo sento qualcosa battere velocissimo all'altezza del petto. E'  il pezzo di grana nascosto, che si agita. Come se volesse parlarmi. Come se volesse dirmi: "Non sono io! E ' il tuo cuore coglione!".

E' tutto si annerisce, diventa scuro. Il Centro Commerciale si alza all'infinito ed io rimpicciolisco piano piano. Sono caduto sul campo. E capisco che anche se sto morendo di vergogna, sto morendo da eroe.

 (Pubblicato su "Loop rivista")

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