lunedì 28 novembre 2011

I tonni sapevano (Su "Loop rivista" n. 14)


I primi ad accorgersene sono stati i tonni. Videro sei tunisini, in mare aperto, aggrappati alle tonnare. Scoppiò il finimondo.
Lasciate che vi spieghi: il tonno, a una certa età, quando sente che sta per andarsene, prende e si butta nella gabbia. E' come un anziano che vuole che le sue ceneri  vengano sparse sulla collina davanti casa. Come il vecchio si illude di poter rimanere sempre  tra i fili d'erba e i papaveri, così il tonno spera di finire in posti meravigliosi. S'immagina un ristorante di Parigi, dove lo servono  in un piatto di porcellana, con una fine decorazione fatta di verdure e salse prelibate. In sottofondo, nella filodiffusione, Edith Piaf  che gorgheggia: "No redevieeennne". Il tonno viene servito a una donna bellissima che sorride. Davanti a lei un uomo sta valutando un passo decisivo. Pensa nervosamente al momento giusto per darle l' anello e chiederle di sposarlo. I tonni sono sempre stati idioti. Vagli a spiegare che, nella maggior parte dei casi, il tonno viene rinchiuso in una scatoletta. E, ammesso che quella scatoletta venga mai aperta, finisce in un monolocale squallido, sulla tavola di un ingegnere  che rutta mentre guarda Enrico Papi. E non c'è nessuna donna splendida a cui la pietanza viene servita. Il motivo per cui alle 20;30 di sera quell' uomo mangia scatolette è perchè è, e rimarrà per sempre, SINGLE!  L'unico passo decisivo che quell'uomo sta valutando  è di tirarsi due colpi, farsi cremare e lanciare le proprie ceneri sulla collinetta davanti casa. Quando si dice il cerchio della vita.
Ad ogni modo quando videro quei sei tunisini i tonni si arrabbiarono non poco.  Cosa ci facevano quegli umani aggrappati alle loro gabbie? Era un invasione di campo, una lesa maestà , un duro colpo al diritto di passare l'eternità sullo scaffale di un discount!  Ma quello fu solo l'inizio.

Il Mediterraneo da tempo è in subbuglio. C'è qualcosa di strano. E' tutto un via vai di navi militari che non sparano e di pescherecci malandati che non pescano. Prima era ben diverso. Intendo quando c'era ancora l'accordo l'Italia - Libia per controllare le coste. Prima le navi militari libiche sparavano ai pescherecci. Probabilmente  perchè pescavano  tunisini dalle gabbie per i tonni.
Qua sotto sappiamo tutto di quello che succede sulla terraferma. Contrariamente a quello che si pensa la fauna del Mediterraneo è a conoscenza di ogni informazione che passa per onde radio. In una base americana, tempo fa, installarono un mega radar per le operazioni militari. Non voglio dire che ha sconvolto l'ecosistema marino ma ora, a seconda della corrente, possiamo sentire il sermone di Giuliano Ferrara a difesa di una certa Ruby o le puntate di Porta a Porta sulla cronaca nera. I delfini si spiaggiano non per via dei sacchetti di plastica ma per i servizi di Studio Aperto: Corrono a fare i casting per il delfinario di Gardaland.
E' dunque grazie a un delirio militare che ho capito cosa sta succedendo nel Mediterraneo. Una sera, piazzandomi vicino a una corrente, ho sentito parlare di "Primavera araba".
Nel Nord Africa ci sono popoli giovani, stanchi di angherie e soprusi, che si stanno ribellando per i loro diritti. Vogliono "il pane e le rose"; se non in patria, almeno arrivando in Occidente. Li avranno ma sottoforma di contrappasso: lavorando al nero come panettieri o vendendo rose dentro i ristoranti.
Stanotte li ho visti in faccia questi giovani. Da giorni galleggiavano su una di quelle barche malridotte che in questi giorni riempiono il Mediterraneo. Bagnarole che stanno in piedi per miracolo. Se di notte ti metti in posizione favorevole senti il loro cigolìo per metri e metri di distanza. Con le risate di qualche sardina in sottofondo: "E quello sarebbe un peschereccio?!?!? AHAHAHAH!".
Erano in troppi su quella nave di carta. Metà dello scafo puntava già da tempo verso il fondo. Avevano finito il carburante e la corrente li stava portando via. Per un' ironia della sorte quella corrente, grazie al radar americano, stava trasmettendo il discorso di un politico italiano: "Ci sarà un invasione!". Qualcuno avrebbe dovuto spiegare a quel politico che non si può fermare la storia. E che il suo discorso pieno di paura, stava spingendo 40 profughi in avaria. Quando si dice una cazzata boomerang.
Poi c' è stato un momento in cui la nave ha cominciato ad ondeggiare, impazzita. Si e' avvicinato  un uccello meccanico dall'alto e poi si è allontanato. E' tornato subito dopo lanciando qualche bottiglia d'acqua e un pacco di biscotti. Un urlo di gioia è esploso: li avevano individuati, stavano per andare a salvarli. Per un minuto eterno una sorta di amore universale  ha contagiato i fondali: I pesci più grossi, pronti ad  ingoiare i più piccoli, hanno subito richiuso la bocca e sono andati a sbocconcellare qualche alga. Le maglie delle reti dei pescherecci si sono allargate, facendo scappare qualche vittima. Un sottomarino nucleare, ribellandosi ai comandi di un capitano in andropausa, è tornato alla base sventando una catastrofe.
Nella barca, intanto, si stava diffondendo un virus contagioso: la speranza. Ogni passeggero aveva voglia di parlare. Ognuno raccontava all'altro dei suoi progetti.
 Mariam teneva stretto il suo bimbo e sognava per lui un futuro da medico. Una volta adulto e famoso sarebbe tornato in Africa e avrebbe salvato tanti connazionali   con un vaccino rivoluzionario.
Mohammed avrebbe raggiunto il fratello in Francia. Si sarebbe adattato; avrebbe fatto il muratore, l'agricoltore o il fabbro. Sarebbe diventato un perfetto francese. Una volta arrivato avrebbe scritto lunghe lettere ai parenti.  Specie a quelli che gli dicevano "Non arriverai mai in Europa!".
Karim doveva riuscire a far venire in Occidente la moglie e la figlia. Ci sarebbe riuscito. Vedeva davanti a sè una giungla fatta di uffici, permessi negati e addetti scorbutici che urlavano "Avanti il prossimo!" ma non si sarebbe scoraggiato. Ora che aveva affrontato il Mediterraneo, poteva affrontare anche quel mare crudele di carte e timbri che lo separavano dalla famiglia.
Samir  non  sapeva cosa lo aspettava in Europa. Ma sapeva cosa aveva lasciato in Africa:  due genitori morti presto, in ospedali assediati dalle mosche. Una guerra civile sanguinaria, ingrassata dagli arrivi dei camion  pieni di armi da tutto il mondo. Le corse per nascondersi dai soldati e i bambini drogati troppo piccoli per capire cosa fosse la crudeltà e ormai troppo adulti per ritrovare l'innocenza. E poi il televisore del bar acceso sulla tv occidentale, come l'oblò di una nave che galleggiava dentro ai sogni. E il futuro, che aspettava e che non arrivava mai, fermato a un posto di blocco militare o al check in di un areoporto; rinchiuso in una caserma o ubriaco su una panchina. Samir sapeva che non lo avrebbe più aspettato. Il suo futuro era in Europa e stava andando a prenderselo.
Quei progetti esplodevano nel cielo come fuochi di segnalazione. Erano un messaggio all'Europa: "Eccoci, stiamo arrivando". Ma l'Europa non se ne accorse. All'improvviso scese  la notte e con lei il freddo. Nessuno dei passeggeri si era accorto che passavano le ore ma nessuno veniva a prenderli.
Li ho visti in faccia in quei ragazzi. Mentre scendevano in acqua, verso l'oscurità.  Li ho visti inabissarsi, con un sorriso sul volto. E ho pensato che forse quella non era la fine. Forse quello era l'inizio. Si sarebbero ritrovati in fondo, avrebbero fondato una nuova Atlantide sottomarina. Una civiltà dove realizzare tutti i loro sogni, sicuramente migliore della terraferma.
Mentre pensavo questo ho salutato alcuni tonni. Andavano a buttarsi verso le gabbie, prima che qualche altro umano fregasse loro il posto. Erano idioti ma andava riconosciuto loro il merito: i primi ad accorgersene erano stati loro.

(Pubblicato su “Loop rivista” di Luglio/Agosto Illustrazione di Matteo Bertelli)


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